fonte: flickr
Benvenuti nel primo articolo polemico di Diario di un Fundraiser! Prendendo spunto da uno dei suoi ultimi post in diretta da oltre oceano, mi permetto di rispondere al professor Melandri.
Premetto che non ho nulla ne contro ne a favore del professore e del suo lavoro. Le nostre strade non si sono mai incontrate se non a Padova qualche anno fa a Civitas durante la presentazione di un suo libro/ricerca sui fundraiser dove ci siamo giusto visti (e non sono nemmeno così sicuro che lui abbia visto me) e non ho mai avuto il piacere di studiare un suo lavoro di consulenza o di frequentare un suo corso. Il mio giudizio si basa solo ed esclusivamente sulla sua attività di blogger e su un post in particolare (in realtà sarebbero due e se non mi dilungherò troppo proverò a rispondere anche al secondo).
Nel suo post “W i copioni abbassi gli stupidi” Melandri si autodefinisce “creatore di trend” portando 3 esempi:
1. l’apertura di un blog sul fundraising
2. l’apertura di un portale di informazione sul fundraising
3. il programma partner di Centrale Etica
Per quanto riguarda il punto 1, credo che, essere il primo (in Italia ovviamente) ad aprire un blog sul fundraising non possa rappresentare un valore. Si tratta infatti dell’utilizzo di uno strumento (il blog appunto) non certo particolarmente innovativo di per sè, per trattare una determinata tematica.
Per capirsi è come attribuirsi il merito di essere stati i primi (in Italia)… … ad aver utilizzato un ipod per ascoltare musica suonata da me. L’ipod non l’ho inventato io, la musica nemmeno quello che ho fatto è registrare un mio mp3, passare una frontiera con il lettore in tasca e schiacciare “play”.
Più che sulla primogenitura, se fossi stato nel professore, mi sarei soffermato sul valore di essere l’unico (almeno sino ad ora) ad avere un numero decente di commenti ai propri post fra tutti i blog che parlano di fundraising.
Ma il punto non è tanto il “valore” dell’iniziativa quanto il fatto che Melandri ritenga di aver fatto tendenza. Se l’assunto è questo dobbiamo pensare che chiunque abbia aperto un blog sull’argomento fundraising, dopo il giorno X di messa online di valeriomelandri.it, fosse a conoscenza della sua esistenza e non solo questo, ma addirittura ne abbia tratto ispirazione. Vero che il mondo del fundraising nel nostro Paese è piccolo, vero che più o meno ci si conosce tutti ma credo che ritenere questo sia un tantino esagerato.
Lo stesso assunto penso confuti anche il punto 3 ovvero il Programma Partner di Centrale Etica. In questo caso credo che il professore si riferisca alle schede degli affiliati al suo “franchising” del fundraising. Ogni partner ha infatti una scheda personale che riporta il profilo della persona in questione. In questo caso a “copiare” dovrebbe essere stata Assif che con il nuovo sito ha creato dei profili visibili on-line dei soci. Anche qui è facile vedere come più che copiare Melandri il web-master di www.assif.it si sia ispirato a molti, moltissimi siti di associazioni di categoria in giro per il mondo dove al socio/professionista viene riservato uno spazio di visibilità. Tutto questo è successo dopo la pubblicazione di Centrale Etica? Probabile. Il web-master sapeva dell’esistenza di questo sito? Conoscendo chi ha curato il restyling di Assif.it mi sento più che sicuro nel dire che è altamente improbabile.
Il secondo e ultimo punto trattato è quello riguardante il fatto di essere stato il primo ad aprire un portale di informazione sul fundraising. Sarebbe facile utilizzare anche qui le medesime argomentazioni citate in precedenza ma preferisco ricordare ai lettori che il primo quotidiano “moderno” pubblicato in Italia è stato “Il Secolo” … provate a fare un salto in edicola e a chiederne una copia… non “Il Secolo XIX” o “Il Secolo d’Italia” ma”Il Secolo” e, se il vostro edicolante è un tipo davvero molto acculturato e conosce la storia, vi dirà che ha smesso di esistere molti, molti, molti decenni fa. E allora la domanda sorge spontanea: è davvero così glorioso essere i primi?
Spero che questo post non offenda nessuno, non è davvero mia intenzione, ho preferito fare nomi e cognomi e dare il mio parere in maniera circostanziata per correttezza, per agevolare eventuali commenti e critiche e per evitare il rischio che qualcuno capisse male. Insomma, preferisco sempre non parlare, ad esempio, di “certi consulenti famosi” se poi non intendo farne il nome e spiegare le circostanze che mi inducono a criticarli.
sullo stesso tema segnalo: Fare Fundraising
mamma mia, quanto astio inutile! Comunque grazie lo stesso!
buon lavoro e viva il fund raising!
VM
L’astio è proprio un’altra cosa professore… avrei preferito qualcosa di un pò più dettagliato come risposta ma si sa, chi si accontenta…. Grazie a lei per l’aver trovato tempo per un commento, a presto e naturalmente viva il fundraising!
Caro Daniele,
quando uno parte “lancia in resta” nel modo in cui sei partito tu (ci diamo del tu se permetti), è molto difficile dialogare. Chi fa polemica (polemos – ovvero “fare la guerra”) normalmente ottiene polemica. E davvero non mi interessa farne. Mi sono dato la regola in questi anni di non fare mai e in nessun modo con nessuno di coloro che ingiustamente e in modo sguaiato, critica il mio operato. Che dicano pure, io vado avanti, con i miei tanti amici e crescenti collaboratori. Per cui ti risponderò volentieri, (se veramente ti interessa una risposta per capire, non per alimentare polemica) ma in privato, non in pubblico.
Sappi però che la tua lettura del mio blog è totalmente sbagliata. ciao e grazie, valerio
Caro Valerio,
sono d’accordissimo sul tu, un pò meno sul resto. Sono un tuo lettore da diverso tempo e ritengo il tuo blog una fonte, spesso interessante, ma se mi permetti, nel momento in cui non sono d’accordo con alcune tue conclusioni credo che sia corretto che lo esprima. Magari i miei modi non sono particolarmente pacati (lo ammetto) ed il mio post ha sicuramente una vis polemica piuttosto elevata però non credo che questo renda impossibile il dialogo anzi, dal mio punto di vista, se preso dal verso giusto, è in grado di stimolarlo ulteriormente. Abbiamo due punti di vista differenti su questo particolare argomento e mi sembra un peccato non condividere la nostra discussione col “pubblico” ma rispetto assolutamente la tua posizione e dato che sinceramente mi interessa una tua risposta (anche perchè vorrei capire dove la mia lettura è errata) puoi scrivermi in privato (su linkedin dovresti poter visualizzare il mio indirizzo altrimenti segnalamelo che te lo faccio avere oppure skype: daniele.fusi). Ringraziandoti ancora per il tempo che hai dedicato a rispondermi ti auguro una buona giornata ed un buon proseguimento per il tuo viaggio.
Daniele
aggiornato: Riporto da wikipedia sul termine “polemica” “…Dato però che si tratta di un atteggiamento eminentemente verbale, non è detto che la polemica sia sempre e necessariamente un modo di fare da considerare in maniera negativa. Perfino la teologia cristiana vanta una tradizione polemica che dispone di un apparato formale preciso, laddove la polemica non è altro che il contrario dell’apologetica. In passato, la polemica era una disciplina praticata in diverse università.”
Mi inserico in punta di piedi…dando la mio umile opinine.
Di libri del Prof. Melandri ne ho letti un bel pò e sciuramente hanno contribuito a darmi un’idea più chiara del fundraising.
Certo, come la maggior parte dei libri di marketing ed in questo caso mi riferisco anche ai libri del grande Kotler i temi trattati e le teorie applicate aprono all’inizio un mondo di idee per poi cadere nella trattazione dell'”ovviologia”.
Certo la difficoltà principale sta nel dare una definizione e catalogazione a ciò che è ovvio ma spesso ritengo che la produzione di un numero infinito di libri su temi trattati con lo stesso punto di riflessione sia legato ad un instinto autoreferenziale ed economico.
Così quando leggo che per un ottimo evento di raccolta fondi sia necessaira una buona comunicazione e che più saranno le persone presenti più saranno le donazioni(senza che nessuna strategia sia esplicitata) mi fermo a riflettere e capisco il perchè mio padre si mise le mani in testa quando seppe che avrei fatto scienza politiche…
Tutto questo è per dire che a volte, secondo la mia modesta opinine, il voler ribadire il primato e la propria grandezza su temi di relativa importanza e genialità risulti essere un auto esaltazione di un ego in fase di aridità di idee.
Magari mi sbaglio ( o forse sicuramente) però mi piacerebbe seguire questo dibattito su rete.
In tal caso la condivisione nata da una polemica ( con tutti i significati attribuili) democratica (anche in questo caso prendetela nel senso ampio del significato…) permetterebbe a persone interessate all’argomento di poter apprendere dalla irruenza delle nuove generazioni (Dott.Fusi) e dall’esperienza delle vecchie (Prof.Melandri).
Se questo così non fosse siamo in un paese democratico (nel senso italiano del significato) dove preferisco non fare polemica (nel senso pacifista del termine).
Grazie
Ciao Genz e benvenuto su questo blog. Come potrei non concordare con te? Pur sforzandomi di far polemica sul tuo commento proprio non ci riesco. 😉 La tua disamina iniziale sull’ovviologia la trovo, perdona l’iperbole, sublime… quante volte al posto di leggere come si scrive una lettera vorrei trovarmi di fronte a testi che parlino di come testare in maniera redditizia le diverse liste? oppure come giustamente dici, non sarebbe meglio capire come portarci le persone all’evento piuttosto che dire che se ne porti tante la raccolta fondi andrà meglio? Per quanto riguarda il proseguio sul web della discussione con Valerio ho già dato il mio parere, anch’io ritengo sarebbe interessante ma non posso che, per correttezza, rispettare le sue istanze. Se deciderà di rispondermi in privato e successivamente cambiasse idea sulla pubblicazione del dialogo sono sempre pronto a divulgare il carteggio ma fino a quel momento mi sa che non potrò accontentarti. Grazie ancora e a presto
Caro Daniele, che dire? Bel modo di presentarsi al mondo dei blogger, con una sana polemica. Non so se in punta di piedi o di forchetta ma nella polemica, in qualche modo, ho ritenuto necessario intervenire anch’io. Non credo si potesse aggiungere molto di nuovo ma se può servire a far crescere questo nostro piccolo mondo, ben venga un allargamento della discussione a quante più persone possibile. Il mio intervento lo trovi qui:
http://fundraisingnow.wordpress.com/2007/10/24/originalidad-es-volver-al-origen/
A presto
paolo
Ciao Paolo,
ho letto e apprezzato (prima o poi scrivi qualcosa su cui possa essere in disaccordo? 😉 ) il tuo intervento… ed abbiamo anche avuto una “risposta” … mi spiace ma le virgolette sono d’avvero d’obbligo, per ora mi limito a questo a presto per un commento più puntuale 🙂 Grazie come sempre e a presto.
Gentile dott.Ferrara mi permetto di non condividere la sua idea rispetto al modo di entrare e presentarsi al mondo dei blog.
Ho espresso un’opinione , come lei dice ironicamente “in punta di forchetta” perchè mi sono sentito molto vicino alle considerazioni del dott. Fusi.
Se è necessario un certo grado di anzianità per polemizzare o se preferibile aspettare un momento più delicato per presentarsi allora sono regole difficilmente condivido.
Per quanto riguarda il suo articolo linkato in questo post, sono perfettamente d’accordo con la sua riflessione ed opinione.
Come Gaudì ,l’intero mondo che rappresenta la creatività o se ne identifica dovrebbe domandarsi qual è il reale significato della creazione.
Creare significa produrre qualcosa ex novo…far nascere dal nulla senza essere influenzati…Dio è stato l’unico creatore ed anche su quello (visto che ha creato gli uomini a sua somiglianza) potrebbero esserci delle opinioni discordanti.
“Il verbo creare si riferisce all’azione di un essere divino, a Dio, creatore per eccellenza: suo è il creato, dunque l’universo, e sue sono le creature.”
Ora sulla base di questo ci sarebbe un bella critica da fare a tutto il mondo che utilizza il termine creativo con tanta libertà e a volte arroganza.
Il ruolo del fund raiser come quello dello scienziato è quello di osservare e rielaborare come dice lei…bisogna fare il cuoco utilizzandi ingredienti differenti con dosi differenti.
Non trattasi quindi di fare il creativo bensì il chimico dei dati, dei sentimenti o delle emozioni.
Per questo condivido con lei che definirsi creativi del fund raising è errato ma sopratutto non permtte la condivisione delle rielaborazioni, basilari alla produzione di nuive ricette di marketing.
Ciao Genz, mi permetto di darti del tu quanto meno per convenzione da blogger (e non per mancanza di rispetto). Condivido appieno quanto dici pur partendo forse da una prospettiva diversa: il termine creatività (anche solo nella sua accezione quotidiana) è senz’altro abusato. Il nostro lavoro è un altro, anche se ovviamente cerchiamo di farlo tutti oltre che con impegno anche con un pizzico di fantasia e, nonostante i temi di cui ci occupiamo, divertimento (con Daniele condividiamo la passione per un blog dal titolo Have Fun Do Good, “divertiti facendo del bene”).
Fuori dalla polemica, credo che il lavoro del prof. Melandri si qualificasse da solo senza alcuna necessità di rivendicare alcunché, anzi, proprio gli indubbi risultati del suo lavoro di ricercatore, blogger e fundraiser avrebbero dovuto permettergli di guardare dall’alto e con simpatia quanto si stava muovendo in Italia fosse o non fosse nella sua scia (saremo esterofili, ma penso che passiamo più tempo a leggere blog in inglese che non materiale italiano).
Questa simpatia purtroppo non l’ho trovata ed è la critica principale che facevo al suo intervento.
Un caro saluto a tutti
ps.: permettimi di dire che non c’era ironia nel mio commento. Solo una complicità che la conoscenza (spero amicizia) anche personale con Daniele spero mi consenta. Daniele, come dimostra anche la coda di commenti a questo post è entrato nel mondo della blogosfera (non certo del fundraising, visto che ci lavora da tempo) con post che ha saputo suscitare delle reazioni e una riflessione. Si condivida o no quello che ha detto ha fatto il suo lavoro più che egregiamente.
Sono pienamente d’accordo con te e la tua riflessione.
Grazie per la chiarezza e l’onesta d’opinione.
Il commento del professor Melandri direttamente dal suo blog: http://www.valeriomelandri.it/2007/10/25/molto-ragionamento-e-poca-osservazione-conducono-allerrore-molta-osservazione-e-poco-ragionamento-conducono-alla-verita/
La mia ulteriore risposta:
La svolta epistemologica, caro Valerio, posso trovarla interessante ma resta che il tuo post non chiarisce quello che è il punto della mia “polemica” ovvero: si può affermare di aver definito un trend solo per essere stati i primi a riproporre qualcosa che già esisteva all’estero (e che quindi era “copiabile” da altre n fonti) in italia?
La domanda resta aperta e non penso per questo di poter essere definito una “cattiva malelingua” “vittima di squallidi e vergognosi pregiudizi” ma sono certo che con quella frase non ti stavi riferendo a me.
[…] contributo l’ho dato… ora tocca a voi. Lasciamo da parte per un momento le questioni di lana caprina (sempre interessanti ma forse da porre in secondo piano per un momento) e diamoci da […]
[…] recente mi metta al riparo sia da accuse di “sudditanza” a Valerio Melandri (basta ricordare come non ho avuto alcun problema a polemizzare anche con lui) che di sentimenti di astio verso […]